Omicidio, ferimento, suicidio: le ultime 48 ore di De Maria

Scritto il 11/05/2025
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AGI - Un omicidio, un altro fortunatamente evitato solo per l'intervento dei medici, e la scelta di farla finita. Emanuele De Maria, detenuto ammesso al lavoro esterno, ha fatto tutto questo nelle ultime 48 ore. Venerdì alle 13.30 ha lasciato la casa circondariale di Bollate, dove stava scontando la condanna a 14 anni e 3 mesi per l'omicidio del 2026 di "Emma", la prostituta tunisina 23enne Racheb Oumaim ammazzata nei pressi dell'ex hotel Zagarella a Castel Volturno.

Il 35enne anziché andare al Hotel Berna a pochi passi dalla stazione Centrale dove lavorava come receptionist dal novembre del 2023 si è incontrato con la collega Chamila Wijesuriyauna, la cinquantenne italiana con origini cingalesi. I due sono stati ripresi insieme da una telecamera di sorveglianza nelle vicinanze dell'abitazione della donna in via Gorki a Cinisello Balsamo, al confine con Milano. Da quel momento della 50enne non c'è più traccia. L'ipotesi degli inquirenti è che De Maria l'abbia uccisa e abbandonato il corpo all'interno del Parco Nord, a distanza di un chilometro dall'ultimo avvistamento di Wijesuriyauna. Il 35enne, invece, è stato ripreso intorno alle 17 imboccare le scale della stazione Bignami della metropolitana Lilla. In mano teneva una borsa femminile. Cosa abbia fatto nelle ore successive non è noto.

Aggressione al collega

Alle 6.20 di sabato mattina De Maria viene inquadrato da un altro impianto di sorveglianza di fronte l'albergo in cui lavorava lo ha immortalato aggredire il collega Hani F.A.N., il 50enne italo-egiziano. Era acquattato tra le auto in sosta quando è saltato fuori per colpire l'uomo, che era arrivato per attaccare il proprio turno al bar, con cinque fendenti su tutto il corpo per poi scappare in direzione centro città.

Da Milano verosimilmente il 35enne non se n'è mai andato. Nonostante i contatti all'estero di alcuni familiari stretti, da cui era scappato nel 2016 dopo il primo omicidio, ha vagato tutta notte. Intorno ora di pranzo è salito sopra il Duomo di Milano e senza esitazione alle 13.40 si è gettato nel vuoto dalle terrazze. Il volo di 40 metri non gli ha lasciato scampo. Con sé aveva una copia del documento d'identità, i poliziotti delle Volanti lo hanno identificato dalle scritte in latino tatuate sul braccio.

Ritrovamento del corpo

Un'ora e mezza dopo un passante ha trovato il corpo di Wijesuriyauna nella grande area verde alla periferia di Milano. Un punto in cui già da ieri si erano concentrate le ricerche. Qui ad intervenire sono stati i vigili del fuoco, i soccorritori 118, i carabinieri della compagnia di Sesto San Giovanni, gli agenti della polizia locale e il pubblico ministero.

Condizioni del collega aggredito

Nel frattempo, all'ospedale Niguarda in mattinata si è svegliato nel letto di terapia intensiva il collega aggredito. L'uomo, le cui condizioni sono in miglioramento dopo l'operazione d'urgenza a cui è stato sottoposto, verrà sentito il prima possibile dalla Squadra mobile per raccogliere la sua testimonianza sull'aggressione subita e sui suoi rapporti con il 35enne e l'altra collega Chamila Wijesuriyauna.